TIVOLI
La Ninfa Albunea
Il viaggio dell’artista è iniziato da Tivoli, città natale dell’ artista Antonio Proietti, con il primo progetto artistico e filmografico che è stato dedicato ad una delle figure emblematiche della Tibur Superbum, “ La Ninfa Albunea ”. In epoca arcaica la leggenda ci riferisce di un’antica ninfa delle acque, prediletta dalla Dea Venere, che era adorata come una dea sulle rive dell’Aniene; narra la leggenda che nei gorghi del fiume Anio fu trovata una sua statua con un libro in mano. In età tarda repubblicana, sullo sperone roccioso dell’acropoli Tiburtina, fu costruito un tempio dedicato alla funzione oracolare accentrata nella figura della ninfa delle acque Albunea conosciuta come Sibilla Tiburtina o Albunea (decima fra le sibille –Lattanzio, inst., 1, 6, 12). Dalla ninfa e dalle acque impervie della grande cascata si è voluto partire per raccontare il viaggio visionario e contemporaneo dell’artista che ha voluto trattare le tematiche antiche di una tradizione millenaria per attualizzarle nei giorni nostri. Da qui si è dato il via ad un progetto che è risultato più ampio, di una semplice interpretazione personale delle figure storiche dell’epoca, ma ben si il percorso dell’ Aniene ha guidato l’artista suggerendogli attraverso quelle suggestioni naturali e mistiche, una nuova via da percorrere con l’ utilizzo moderno dei films cortometraggi.
OPERE D’ARTE FILM E CORTOMETRAGGI
Perchè si è voluto affiancare l’ opera d’arte al Film…?
Proietti ha ritenuto che in un epoca dove l’informazione e la comunicazione viaggiano a ritmi velocissimi, di conoscere e cimentarsi in un’altra forma d’arte che è quella del cinema e scoprire come le immagini potessero prendere vita e continuare il racconto che il dipinto aveva cominciato. Contestualizzare il personaggio storico in un tempo dove le immagini diventano virtuali senza rinnegare la bellezza dell’arte classica e della pittura, ma ben si camminare insieme dove l’una si avvale dell’altra. Solo in questo modo si può rendere contemporaneo quello che appartiene al passato, utilizzando un linguaggio contestuale alle giovani generazioni ma dai contenuti di alto valore formativo culturale.
OPERE UNICHE
Perchè “Opere Uniche”? si possono creare delle situazioni irripetibili e questo è accaduto con il film “ La Ninfa Albunea ”, è stato girato in luogo impervio quanto per lo più magnifico. Grazie alla gentile concessione dell’ imprenditore Carlo Boselli proprietario della tenuta che confina con il bacino della grande cascata di Tivoli, tutto ciò ha ricreato lo scenario del fenomeno internazionale del Grand Tour, in quanto gli ultimi artisti che hanno potuto percorrere quei sentieri e ritrarre
quelle vedute superberisalgono a più di 100 anni fa. Ieri quello che era visibile a pochi dalla straordinaria bellezza, trasmesso attraverso un disegno o un dipinto oggi può essere divulgato a tutti non solo con il trasporto dei colori e delle immagini, ma con i suoni i rumori della natura, il fruscio del vento o il gorgoglio dell’acqua. Tutto ciò rende lo spettatore protagonista del viaggio in prima persona e anche se non è fisicamente presente sul posto, può esserlo con i sensi e l’immaginazione, con il patos e la curiosità di poter un giorno visitare realmente quei luoghi. luoghi che narrano molte storie e altrettanti personaggi realmente esistiti dal volto enigmatico e con un aurea di misteriosità, è il caso della Sibilla più famosa di tutte, la “ Sibilla Tiburtina ”, colei che profetizzò l’avvento del “ Figlio di Dio ”, che tanto fu conosciuta per i suoi poteri divinatori che attrasse l’interesse e la curiosità degli imperatori romani. Il suo sibilo era in grado di predire la riuscita di un conflitto o la sconfitta, come spesso narravano i suoi libri, la giovane vergine dedicava la sua vita a seguire il volere degli dei e all’interno del tempio aveva il compito di tenere sempre acceso il fuoco sacro “ la scintilla divina “.


Tivoli è anche ricca di storia medievale e rinascimentale oltre che romana, sono presenti ben tre siti archeologici, si possono citare le Ville; Gregoriana, D’Este e l’immensa Villa Adriana, voluta dall’
imperatore Adriano, dedicata al suo giovane amante Antinoo come ogni opera scultorea che d’altronde riporta i suoi tratti. Antonio Proietti quindi, è stato ispirato notevolmente dalla cultura Tiburtina, ha potuto viverla in prima persona e trarne delle nuove opere, come il disegno assai
complesso del “Tibur Fugit”, una allegoria dell’ Unicum Historia dove nella dinamica composizione del ciclo della vita e della rinascita i personaggi ritratti partecipano l’uno per merito dell’altro all’esistenza di tutta la storia e la cultura in essi rappresentata. Dalla figura superiore
dell’Ercole Vincitore che cosi non lo è più e perdendo equilibrio si incanta sorretto dalla scultura del soldato del Canopo, che fonda le basi sulla roccia calcarea che prende le sembianze antropomorfe di un essere della natura che protegge a sua volta la ninfa delle acque, che da la vita e nasce da lei il fiume Aniene, ma a tenere viva la fiamma della sacralità di quei luoghi è la Sibilla Tiburtina che protegge il fuoco, fulcro e generatore di ogni azione dell’animo umano.

SUBIACO
Il viaggio di Lucrezia
“ la tua immagine è sfuggente… annebbiata… appena percepibile ”
Queste sono le prime parole che danno l’inizio al film che narra del viaggio di a modello per rappresenatre la città di Subiaco. Città anch’essa meta di moltissimi Lucrezia Borgia, personaggio emblematico quanto iconico. Lei è la figura storica presa artisti che ritraevano non solo le bellezze paesaggistiche, di cui il territorio è ricco ma anche le splendide fanciulle, donne comuni nella loro quotidianità e semplicità, ammirate nei più importanti musei del mondo. Il fimato che proponiamo è un film «della memoria» che, attraverso una visione interpretativa ci permette di ritornare alle radici più profonde della nostra identità sociale e culturale. Tra le righe si vogliono ricordare figure emblematiche come Fortunata e Agostina Segatori, Vittoria Latini, Vittoria Lepanto e tante altre modelle che hanno ispirato gli artisti che giungevano nei nostri paesi da tutto il mondo nel periodo del Grand Tour”. Per ultimo, ma non per importanza si ricordano personaggi legati a questa rigogliosa terra come: Nerone, San Benedetto, San Francesco, Antonio Fogazzaro e Pio VI.
“ Non C’è luce senza ombra in essa mi avvolgo ”
Il viaggio dell’ artista, il sentiero tracciato dalla luce è l‘energia creatrice dell’ arte ma anche della reincarnazione. Due storie si intrecciano e percorrono gli stessi luoghi:
La luce calda che irradia la mensa del monastero di San Francesco;
La luce che fa brillare l’ acqua del laghetto di San Benedetto;
La luce che illumina i passi del sentiero Coleman;
La luce che irrompe dall’ oscurità della boscaglia e fa vedere il paesaggio;
La luce che fa esaltare i capelli e il volto della donna al laghetto di San Benedetto
( Lucrezia Borgia ); La luce interiore dell’ Arte che illumina il foglio;
La luce del tramonto da Santa Scolastica; La luce della candela nell’ intimità sacra della cappella dei Borgia.
Due storie si incrociano lungo il viaggio: quella della ragazza dai capelli rossi, anima reincarnata di Lucrezia Borgia si riscopre visitando gli stessi luoghi dove le emozioni del passato riaffiorano riproducono ricordi; e quella dell’ artista che si immerge in quei luoghi sacri e di storia lungo il cammino, seguendo la luce che diventa la guida ispiratrice di una ricerca interiore.




“ La tua beltà non aveva pari … ”
Il disegno, lo studio della natura, la bellezza di un volto torna alla mente dell’artista: una visione che appare mentre sta disegnando lungo le sponde del laghetto di San Benedetto. Lei, la ragazza dai capelli rossi, inaspettatamente ritrova se stessa attraverso quei luoghi a lei non del tutto sconosciuti; lui viene guidato da una luce naturale ma nel con tempo divina che gli fa riaffiorare il ricordo di un volto, di colei che un giorno conobbe, forse in un’ altra vita. La protagonista si ritrova catapultata in quello che un tempo era il suo luogo natio e di colpo tutto le diventa familiare e profondamente intimo. Al tatto prendendo tra le mani alcuni gioielli di famiglia le affiorano emozioni antiche, il sentiero che sta percorrendo la porta all’entrata del Convento di San Francesco, fino alla Cappella della Vergine: luogo sacro, a lei familiare, dove il ritratto di una giovane donna sull’ affresco, la colpisce a tal punto da spaventarla e subito dopo commuoverla … Lei riconosce in quelle sembianze la sua persona, vissuta in epoche ormai lontane comparire davanti a sè.
IL RITRATTO DI LUCREZIA


“ La soglia del Paradiso … ”
Secondo la tradizione, San Benedetto condusse a Subiaco per tre anni una vita eremitica a conoscenza del solo monaco Romano; in questo luogo impervio (una gola stretta, scavata dal fiume Aniene e chiusa tra i monti Simbruini) venne fondato grazie al sostegno di San Gregorio Magno, un primo insediamento dedicato a San Clemente del quale oggi non rimangono tracce.
L’unico sopravvissuto è il complesso di Santa Scolastica, costruito alle porte di Subiaco. Il cenobio, fra i più antichi della regione, fu consacrato nel 980 e malgrado nel corso dei secoli fu pesantemente rimaneggiato, è sempre rimasto inscindibilmente legato al Sacro Speco e sottoposto all’autorità di un unico abate.
Il Laghetto di San Benedetto è uno specchio d’acqua immerso nell’incontaminata natura del Parco dei Monti Simbruini alimentato da una suggestiva cascata del fiume Aniene, lungo le cui sponde è presente una ricca vegetazione tipica fluviale costituita da salici bianche, pioppi, noccioli e carpini. Il laghetto di San Benedetto è l’unico rimasto dei “Simbruina Stagna”, uno dei 3 laghi artificiali che l’Imperatore Nerone fece costruire per creare degli sbarramenti sul fiume Aniene ed attorno ai quali si articolava la maestosa Villa dello stesso.
ACQUA E SPIRITUALITA’


Cervara di Roma
“ Rosa Nera la modella di Hébert ”
Il progetto artistico filmografico voluto e finanziato dal comune di Cervara di Roma scritto dall’ artista Antonio Proietti e diretto dal regista Gianluca Filippi. La storia e la sua sceneggiatura è stata ispirata dal famoso dipinto “ Le Cervarolles “ del pittore francese Ernest Hébert esposto al museo
D’ Orsay a Parigi. Il dipinto rappresenta tre donne: una bambina, una giovane ragazza ed una signora nell’ età avanzata, nel movimento dello scendere e salire la scala del paese, con la brocca dell’ acqua in testa. Come si usava nella quotidianità dell’ Ottocento, uno dei tanti ruoli della donna di quell’ epoca. Il fermo immagine di quella scena, viene immortalato dall’ artista sotto l‘ arco che attraversa una delle vie di Cervara che grazie a questo dipinto diventerà il famoso ” Arco di Hébert “. L’ artista Antonio Proietti parte da quel momento, da quel Frame della realtà, diremmo oggi, per reinterpretare il profondo significato che Hébert volle dare al corso della vita nel paese, con l’ allegoria delle “ Tre età “.
La presenza della scala è il dinamismo costante della vita, in discesa; nell‘ età della fanciullezza e spensieratezza, in salita verso quelle che sono le difficoltà e le sofferenze, con cui la vita ci mette alla prova nell’ età più avanzata. L’ elemento acqua, presente con la brocca che si usava portare in testa e che conferiva una postura elegante e diritta alla donna popolana dell’ Ottocento, era anche uno dei ruoli più importanti, era fondamentale andare a prendere l’ acqua alla fonte di Munistrigliu, utile per mandare avanti la casa e la famiglia. Il film senza nessun aspetto di presunzione narrativa vuole immaginare che la così famosa donna detta Rosa Nera, un tempo fu anche stata una Rosa Bianca. Ossia una piccola bambina che come tutte
le anime pure, ha vissuto nel corso della sua vita vicende che inevitabilmente l’ hanno segnata negativamente, sporcando quella purezza d‘animo,
con il malessere generato da invidie, offese e male lingue delle sue stesse coetanee. L’ importanza dell’acqua Uno dei compiti primari della giornata,
era per l’appunto quello di provvedere all’acqua, bene di prima necessità che serviva per qualsiasi faccenda domestica e per cui non andava sprecata
neanche una goccia. Per tale motivo nel film c’è una scena saliente in cui la madre di Rosa Nera sgrida la bambina, dopo aver fatto cadere la brocca in terra.




La fatica di dover attraversare il paese ogni qual volta servisse dell’acqua era un impresa ardua per via dei scoscesi pendii della montagna e di certo non rendeva la vita facile alle popolane. Di seguito la piccola Rosa Nera rammaricata dell’accaduto entrando in casa, sapeva che la romanzina non sarebbe finita e non appena seduta sulla sedia con le braccia conserte sul tavolo, quello che si aspettava essere un ulteriore rimprovero si tramutò in una amorevole lezione di vita, nel saper gestire la propria emotività e l’istinto da compensare con la giusta misura. Esattamente come la “Temperanza” che sa gestire il flusso d’acqua ( i sentimenti ), da una brocca all’altra trovando il perfetto equilibrio.
La festa del paese
L’evento più atteso nel corso dell’anno era accolto con estrema gioia e trepidazione a tal punto da vestirsi con abiti sgargianti e di estrema manifattura sartoriale.Non ha caso gli abiti che indossavano le donne di Cervara erano talmente belli da far innamorare tutti gli artisti che si trovassero a passare da quelle parti.Potremmo riternerli al pari degli abiti che oggi gli stilisti creano per l’ Alta Moda, ma Rosa Nera era talmente bella da suscitare le invidie di altre giovani che anche con il più trasandato vestito che avesse indossato il suo fascino non passava inosservato.




Il suo fascino non passava inosservato, infatti come è possibile notare nelle opere del pittore Hébert, i vestiti indossati sono quelli utilizzati nella quotidianità e quindi sporchi e sciupati, ma la figura elegante e la postura fiera delle donne meravigliava oltre ogni modo.
L’ ABBANDONO
Tutti erano attratti da lei e la storia narra che ci fu un fatto di cui ne conosciamo solo una parte, quella della gravidanza tenuta segreta da Rosa Nera.Un figlio avuto per mezzo di un abuso o per un atto passionale tra due amanti che forse non potevano stare insieme. La sua reputazione fu compromessa per essersi concessa fuori dal canonico rito del matrimonio, e questo ha infangato ancor di più la sua dote. Il susseguirsi dei fatti l’ha portata a prenderenuna decisione strazziante per una giovane donna che diventerà mamma. Il bambino strappato dal grembo troppo presto, lei decise di affidarlo appena nato, ad un convento di suore. Probabilmente non volle rinunciare alla possibilità di essere libera dalle sue personali scelte, tra cui posare come modella per l’artista Hébert e scoprire come attraversoil potere dell’arte, si possa riappropriarsi del proprio orgoglio e ricostruire l’ autostima, rivendicando la sua femminilità e sentirsi emancipata.
Ma il rimpianto nel tempo la seguirà sempre ….




“ se questa è la tua visione di me … devo dirti che in me c’è una Rosa oltre il tempo ”
Cosi scrive Rosa Nera nella lettera rivolta all’artista, dopo aver osservato alcuni dei suoi ritratti che la raffigurano quando ancora era una bambina.
“ ma sono io… come è possibile ..
l‘arte può fare davvero questo,
tornare nel passato? ”.
Ebbene si l’Arte attinge a stati di consapevolezza sovradimensionale e può rivoluzionare la linea dello spazio e del tempo così come la conosciamo. Rivelandoci una verità assoluta, non c’è tempo e non c’è spazio, ma solo il “Qui et Ora”, questo è probabilmente quello che l’artista Hébert ha voluto dipingere nella sua grande tela “les Cervarolles”, forse guidato dalla mano e dal pennello della stessa Rosa Nera, come piace immaginare ad Antonio Proietti.
“ questa rosa nera un tempo fu bianca ”
Ciò che siamo stati torneremo ad essere, perchè quello che conta davvero è l’esperienza, il viaggio, non la fine e non il principio.




LA PRODUZIONE CINEMATOGRAFICA
Il Team ha raggiunto un traguardo importante dalla prima realizzazione del filmografica con la “Ninfa Albunea”, all’ultima “Rosa Nera”.
Si è passati da un cortometraggio ad un lungometraggio, diventando più impegnativo ma allo stesso tempo motivo di crescita professionale. L’aspettativa aveva fatto alzare la qualità di un opera più complessa che richiedeva una maggiore collaborazione.
Come in questo caso, per cui sono stati ingaggiati attori professionisti all’altezza del ruolo; Ariela La Stella (Rosa Nera), Riccardo Frezza ( il ragazzo al fontanile ), Sibilla Proietti ( Rosa Nera bambina ), M.Antonietta Orlandi ( madre di Rosa Nera ). Importanti e fondamentali sono stati anche i cittadini di Cervara di Roma che hanno partecipato come comparse nel film, contribuendo alla riuscita del progetto.
La produzione cinematografica si avvale del regista Gianluca Filippi che ha una grande esperienza sul campo.